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Il Re CenZore

se ne sentiva proprio la mancanza...

COSE DELL'ALTRO MONDO - Metacinema di merda

Non voglio fare metafisica che ho già i miei problemi con la fisica. Ma la parola di per sè dice tutto, o almeno dovrebbe. Certo col casino che si fa con le parole al giorno d'oggi è meglio andare coi piedi di piombo. Quindi metacinema sta a significare qualcosa che sta oltre il cinema. Ma oltre dove? Eh, bella domanda. Fatela un po' a chi gli ha fatto 10 minuti di applausi a Venezia, io intanto ribadisco la mia personalissima regola per cui se un film prende premi a Venezia, Cannes o Berlino è indice che faccia raramente cacare. E così è. Infatti sto film è fatto così male, ma così male che ci vuole per forza un sotterfugio intellettuoide per giustificarne l'esistenza. Innanzitutto è ripetitivo. L'incipit è legato all'ondata di intolleranza verso gli extracomunitari in particolare nel nordest. Ma non è un incipit se dura tre quarti di film. Regia e sceneggiatura non fanno altro che metterlo in evidenza pedantescamente e stucchevolmente didascalicamente (che bello fare i pasticci di avverbi) per un'ora buona. Poi il colpo di genio: tutti sti negri ebrei italiani e messicani (preso da Full Metal Jacket, perdonatemelo ma ho bisogno di rifarmi al cinema vero) spariscono. Si dissolvono. Non si sa che fine fanno. E per la verità il fastidio arrecato è alquanto relativo. Si non ci sono più le badanti e gli operai, ok. Ma nel film comunque si tira avanti. Cioè, il vero fiasco, visto che tecnicamente non stiamo a parlarne (per dire: il 90% delle inquadrature è fuori fuoco, figuriamoci parlare di linguaggio cinematrografico), è che la scomparsa di tutti sti extranegri non reca più di qualche fastidio. E allora forse è meglio se spariscono davvero?nbsp;
Poi sta protagonista che pare che la testa le pesi tre quintali, sta sempre ingobbita che se non fosse per due grandi tette starebbe anche antipatica, che alla fine è incinta dell'operaio africano, che però è sparito, e quindi ritorna con l'ex, poliziotto puttaniere disincantato e apoliticamente scorretto. Però non si sa, se torna l'africano che si fa? Eh? Che si fa? Insomma cosa cazzo succede in questo film? Niente. Niente di niente. C'è un prima e un dopo. Punto. La trama non solo non si svolge. Non esiste. Ho notato, tra un sms e l'altro mandato durante la proiezione, con le storie quasi magiche dei bambini e gli ambienti disagiati che poeticamente diventano quasi gradevoli, un più o meno involontario richiamo a certe atmosfere e certi principi postneorealisti di Miracolo a Milano. Che diciamocela tutta, non è il capolavoro di De Sica & Zavattini, ma che ha il suo perchè, in un'epoca in cui il cinema italiano ripartiva e come ripartiva, ed era legato contemporaneamente a un'età ingenua della società. Poi è diventata sentimentale. Adesso è barbarica. Ma tornando al film, bravi tutti. Bravo il regista (regista???) che è riuscito a farsi assumere dal produttore (produttore???) per girare sto film (film???) e bravo il ministero per i beni culturali che lo ha ritenuto di interesse, appunto, culturale e ha sganciato il grano. Bravi anche tutti gli sponsor che non sono sponsor perchè hanno fatto product placement, ma si chiamano sempre sponsor o no? Insomma bravi tutti, anche quelli che hanno battuto le mani per dieci minuti a Venezia (forse c'era un'invasione di zanzare?). Bravi tutti tranne quelli come me che non si rassegnano a non andare mai più a vedere film italiani, finchè il cinema italiano è questo...

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