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Il Re CenZore

se ne sentiva proprio la mancanza...

AMICI MIEI - la voce della protesta

Era un anno fa o poco più allorquando le forze del male cominciarono a diffondere la voce secondo cui avrebbero prodotto un seguito ad Amici Miei. Ce l'avete presente, no? La trilogia (i primi due di Monicelli, il terzo di Nanni Loy) con Tognazzi, Noiret, Moschin e Montagnani che ne combinano di ogni a Firenze e dintorni. Raro esempio di film (sono tre ma si possono considerare anche opera unica) che colse grandissimo successo all'uscita ed poi è diventato anche un cult. Senonchè i buoni sono insorti. Guidati dall'audace ferro di Franco Bagnasco, giornalista e amante di Amici Miei. Il motivo dell'insurrezione? Il fatto che a proporre il remake sia stato il clan dei cinepanettonisti, e la domanda è sorta spontanea: che cazzo c'entra Amici Miei coi cinepanettoni? Non sarà per caso un tentativo di commercializzare banalizzandolo (o banalizzare commercializzandolo?) un caposaldo del cinema italiano? Domande lecite. Risposte? Pochine. La protesta ha trovato voce in un gruppo su Facebook, creato dallo stesso Bagnasco, a cui hanno aderito velocemente circa 50mila utenti, tutti a inveire, con modalità non sempre azzeccatissime (un commento invita a "cambiare gestore telefonico così la Tim straccia il contratto di De Sica!") principalmente contro De Laurentis e Christian De Sica. La protesta ha fatto rumore, finendo su carta, radio e tv. Ma a nulla è servita, ovvero il film è stato prodotto e andrà in sala a marzo. Ma come andrà? Noi ovviamente non ne sappiamo nulla, e nulla continueremo a saperne. Ma siccome conosciamo il buon Franco Bagnasco abbiamo pensato di fargli qualcuna delle nostre domande stronzette, per capire di che si parla.

Caro Bagnasco, premesso che non abbiamo motivi per sostenere questa mossa peraltro avventata di De Laurentis che vuole riproporre Amici Miei, ma perchè ci si è accanito tanto? Ha qualche interesse in gioco?
È il mio immenso attaccamento ad «Amici miei», che muove tutto. Un film che - come foss'antani, scappellando, alla brematura - è pietra miliare della mia formazione, e punto di riferimento - come si può notare - per un mare di persone. Vedere sporcata in questo modo la Saga da una commediaccia cinepanettonara, proprio non mi/ci va giù. Inoltre, ormai, è diventata questione di principio. E lei sa che le questioni di principio, muovono il mondo.

Sempre prescindendo dal singolo caso, davvero crede che il genere cinepanettone sia quanto di peggio possa esprimere a oggi il cinema italiano? Non sarà per caso un sostenitore di quella cinematografia pseudocolta, che secondo noi è solo sfigata, che compone oggi il 90% delle produzioni italiane?
Se non è il peggio, poco ci manca. Non ricordo di aver visto un buon film firmato da Neri Parenti. Non uno. Meglio il primo tempo di una patacca sfigata e pseudocolta (come la chiama lei), di tutta la filmografia di Neri Parenti.

Ok, arriviamo a noi. De Sica, Ghini, Panariello, Handel, Michele Placido. Il cast dovrebbe far riflettere rispetto a quello del capolavoro di Monicelli. Eppure non sempre il cast è indicativo del valore di un film. Non vale la pena guardare il film prima di inveire o anche lei aderisce al modello del Re CenZore che critica i film senza guardarli?
In questo caso sì, non v'è dubbio. Cast, regia, persino il trailer (agghiacciante, visibile da alcuni giorni) confermano che siamo di fronte a una sòla imbarazzante e neppure divertente che porta agli inferi il nome di «Amici miei». Chi non può sopportarlo, non lo vada a vedere.

Le domande sono state scritte tutte insieme prima di avere le risposte, perciò adesso spariamo a caso. Magari l'ha già detto prima o magari non c'entra un cazzo. C'è una decadenza culturale in Italia rispetto, che ne so, a vent'anni fa?
La decadenza culturale esiste, è evidente. La decadenza filmica è invece crogiolarsi all'idea di poter prendere per i fondelli il pubblico spacciandogli sequel e prequel tarocchi per oro colato. È ora di dire basta.

Ok ok non facciamo i nostalgici. I film da botteghino dovrebbero trainare la cinematografia d'autore. Cosa si è inceppato in questo meccanismo?
Smettiamola con questo luogo comune: i film da botteghino trainano soltanto il conto corrente di chi li produce. Pare che questo film commerciale, avversato da molti e visto (credo) da pochissimi abbia intascato 400 mila euro di contributo statale. Le sembra giusto?

Lei ha lanciato la sua protesta su Facebook. Da giornalista sicuramente saprà che Facebook tira. Al tg preferiscono dare notizie sul web piuttosto che dare approfondimenti su Gheddafi. Tra l'altro su Facebook ci sono anche miriadi di gruppi come "fermiamo la caduta dei capelli" con tanto di commenti tipo: siamo tantissimi, ce la possiamo fare! Lei crede davvero che una pagina su Facebook possa convincere la gente a non andare al cinema, o lo fa solo per essere invitato a Porta a Porta?
Oltre alle decine di megliaia di persone che hanno aderito al mio gruppo di Facebook, c'è stato il grande, straordinario «no» al prequel da parte della Toscana. Di questo gruppo hanno parlato i maggiori quotidiani, le radio, le tv nazionali. Credo che tutto questo faccia, eccome. Quanto a «Porta a porta» o «Matrix», lei fa un logico ragionamento da comunicatore, ma sbaglia perché sottovaluta un aspetto: questo film ormai è una palla al piede e né De Sica né De Laurentiis - credo - vogliono mettere la propria faccia per sostenerlo in un dibattito giornalistico. Al massimo vedrà in tv altri brutti trailer e qualche ospitata defilata di Ghini e Panariello. Ah, dimeticavo: c'è anche Ceccherini, che c'entra con Amici miei come il Bombolo con il bon ton.

Non mi viene più in mente niente. Ha un argomento a piacere di cui parlare?
Credo sia la prima volta - sicuramente in Italia, forse nel mondo, posterdati col tarapia tapioca - che dal nulla, dal pubblico, nasce un movimento popolare così forte e incredibile per difendere che cosa? Solo l'onore di un film, di un pugno di grandi attori (Tognazzi, Noiret, Celi, Moschin, Montagnani, Del Prete, ecc.) e di registi come Monicelli e Pietro Germi. Senza prendersi troppo sul serio, è una cosa che mi onora e che dovrebbe far riflettere chi produce film e chi fa comunicazione.

Questa domanda è fondamentale, ne va delle sorti delle gomme della sua macchina: lei segue con costanza e amore il Re CenZore?
Caro Re CenZore, la seguo appena posso, con passione e interesse. Devo ancora capire se apprezzo più il suo coté cerchiobottista o quello paraculo. Per capirlo, mi rileggerò di tanto in tanto queste domande.
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