Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
Il Re CenZore

se ne sentiva proprio la mancanza...

ROMA A MANO ARMATA: perchè il commissario non porta più i baffi?


Qualche mese fa un maestro del cinema mondiale, Q.T., ha dichiarato, senza mezzi termini, che sebbene egli avesse molto amato il cinema italiano, ormai non veniva più realizzato nulla di decente dalle parti di Cinecittà. C'è poco da aggiungere: per alcuni anni siamo stati, tra le altre cose, i maestri del poliziesco o, per dirla all'italiana, del poliziottesco.
Nel 1976 usciva sui nostri schermi 'Roma a mano armata', tra i classici del genere. La sapiente regia di Umberto Lenzi e le formidabili caratterizzazioni di Maurizio Merli e Tomas Milian, rigorosamente buono e cattivone. Mentre di Milian sappiamo, giustamente, tutto o quasi, di Merli ben pochi conoscono l'epopea.
Campato meno di 50 anni (morì 49enne per un attacco di cuore, nel 1989, durante una partita di tennis sotto gli occhi della figlioletta) è presente nell'immaginario del cinemaniaco nei panni del commissario, Betti o Tanzi a seconda del film. Cambia il nome, ma non cambiano i metodi spicci e sbrigativi, i ceffoni, le sparatorie e le sparate contro autorità, superiori e malviventi. Uomo senza mezze misure, il poliziotto spesso impersonato dal nostro aveva una santa caratteristica: i baffi. Un po' come sigaro e ponch per Clint E. Il commissario Tanzi in Roma a mano armata deve fronteggiare il Moretto, aka il Gobbo, aka Tomas Milian, un sadico malvivente dal grilletto facile, ansioso di vendicarsi della vita, che lo aveva reso storpio, ma soprattutto dei signori, così lontani da lui e così ricchi e altezzosi. La brutalità ce lo fa stare quasi sulle palle, ma in fondo non è un personaggio così negativo, mentre l'integgerrimo Merli, nei panni del baffuto commissario tutto d'un pezzo risulta a tratti fastidioso a causa dell'eccessivo zelo che applica nella sua personalissima lotta al malfattore. La nobiltà d'animo spesso frustrata dagli insuccessi e la travagliata vita sentimentale lo riportano sulla terra, ma resta il fatto che quasi tutti facciamo, incoffesabilmente, il tifo per il gobbaccio.
Il film è un esercizio di stile dell'azione tricolore, ottimo montaggio, ritmo incalzante e battute fulminanti in perfetto slang romano, anche nella violenza. Musiche di Franco Micalizzi a completare il tutto ed il quadro è fatto: il film è da paura!
Quel che ci chiediamo, con impietoso cinismo, è: perchè negli anni 70 avevamo i baffi di Maurizio Merli e la Gobba del cubano-romano, mentre ora abbiamo i 40enni sfigati ed infelici di Ferzan Ozpetek? misteri della cellulosa....e che il Dio del cinema si sbrighi a restituirci Cinecittà e le sue produzioni di serie b!
Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post